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Carla Filosa
Dal depistaggio dei dissensi politici relativi al “riarmo” europeo e alla riesumazione del Manifesto di Ventotene quale veleno contro la piazza pro Europa, il salto in Parlamento (19 marzo) è stato altamente acrobatico. Al di là dell’umana manifestazione emotiva del parlamentare Fornaro, lo sdegno di trovarsi di fronte a parole fascistoidi da parte della Presidente del Consiglio ha determinato sì un tafferuglio, ma nessun chiarimento postumo, politicamente doveroso e umanamente necessario, sul significato “dittatura del partito rivoluzionario” interpretato come negazione del superiore vessillo appropriato di “democrazia”.
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Domenico Gallo
C’è stato un vivace dibattito in ordine alle ultime votazioni del Parlamento europeo, a seguito del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo e della presentazione da parte di Ursula Von der Leyen del piano “ReArm Europe”. Si è molto discusso delle spaccature verificatesi in seno alla maggioranza e all’opposizione. Hanno fatto specie le divisioni in casa PD poiché la metà dei deputati europei ha votato in dissenso rispetto alle indicazioni della segretaria Elly Schlein, che aveva espresso contrarietà al piano di riarmo dell’Europa.
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Carla Filosa
Dalle promesse elettorali alle ingiunzioni televisive in mondovisione, Trump ritira provvisoriamente – sembra – i dazi a Messico e Canada. Si pone il problema se sappia, anche rivolto a chi gli suggerisce o stila i suoi proclami, di cosa stia minacciando e soprattutto con quali conseguenze potrebbero avviarsi i prodromi di una guerra commerciale che non si sa contro chi alla fine potrebbe ritorcersi. Anche quotidiani Usa scrivono che una guerra sui dazi è una cosa stupida, che la vittoria non potrà essere di nessuno e che a rimetterci sarà solo il lavoro di base in ogni settore produttivo.
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Domenico Moro
Dwight Eisenhower, presidente degli Stati Uniti, nel 1961 denunciò il pericolo rappresentato dal “complesso militare-industriale”, riferendosi all’intreccio di interessi tra l’industria bellica, i rappresentanti del Congresso e le Forze Armate, che poteva condizionare profondamente la politica statunitense. Pochi anni più tardi, nel 1966, uscì un importante lavoro di due economisti statunitensi, Baran e Sweezy, intitolato Il capitale monopolistico. Saggio sulla struttura economica e sociale americana, nel quale si dimostrava che solo grazie alla spesa militare e all’industria bellica il capitalismo Usa poteva contrastare la sua crisi e contenere la disoccupazione.
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Carla Filosa
“L’ingiustizia oggi cammina con passo sicuro.
Gli oppressori si fondano su diecimila anni.
La violenza garantisce: com’è resterà.
Nessuna voce risuona tranne la voce di chi comanda.
E sui mercati lo sfruttamento dice alto: solo ora io comincio.
Ma fra gli oppressi molti dicono ora.
Quel che vogliamo non verrà mai.
Chi è ancora vivo non dica: mai.
Quel che è sicuro non è sicuro.
Com’è così non resterà.
Quando chi comanda avrà parlato
Parleranno i comandati.
Chi osa dire: mai?
A chi si deve se dura l’oppressione? A noi.
A chi si deve, se sarà spezzata? Sempre a noi.
Chi viene abbattuto, si alzi!
Chi è perduto, combatta!
Chi ha conosciuto la sua condizione, come lo si potrà fermare?
Perché i vinti di oggi sono i vincitori di domani
E il mai diventa: oggi!
Bertolt Brecht, “Lode della dialettica”.
Non spaventi subito il ricorso, qui sotto proposto, a un recupero storico di ciò che sta accadendo in questo presente e che forse riguarderà anche un prossimo futuro.
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Domenico Moro
Le elezioni politiche tedesche delineano la crisi dei partiti tradizionali di governo e il rafforzamento delle ali estreme del panorama politico, come riflesso della grave crisi economico-sociale in cui versa il più importante paese della Ue. Infatti, i partiti che componevano la coalizione dell’ultimo governo sono calati fortemente.
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Andrea Vento
Dalle attese elezioni politiche tedesche tenutesi anticipatamente domenica 23 febbraio sono emersi alcune indicazioni delle quali proveremo ad enunciare di seguito le più significative.
In primis, rileviamo come il clima di attesa e la percezione della particolare importanza per il futuro del paese della tornata elettorale in questione, abbiano spinto in massa i tedeschi alle urne (+6,19%) determinando con l'82,5% il record di affluenza dalla cosiddetta riunificazione del 1990.