Alessandro Portelli*

 

Avevo cercato Bruno Eluisi per il mio libro L’ordine è già stato eseguito, perché mi raccontasse di suo fratello Aldo, militante antifascista ucciso alle Fosse Ardeatine. Ma Bruno Eluisi aveva anche memorie sue, di quando a 23 anni lo avevano mandato a fare la guerra in Russia. «Io so’ partito per la Russia l’11 luglio del ’41 – raccontava – la prima nevicata l’ha fatta a ottobre del ’41; e non ci avevamo niente. Poi so’ arrivati gl’indumenti invernali; con una compagnia fucilieri che eravamo 153-154 persone, so’ arrivati sei cappotti con pelliccia. Naturalmente i cappotti chi se l’ha presi? Gli ufficiali. E che, li lasciavano ai soldati? Poi la compagnia fucilieri ciànno dato 153 preservativi. I muli so’ morti tutti pe’ strada perché al freddo non hanno resistito».

Andrea Vento

L'escalation del conflitto in Ucraina, provocata dall'invasione russa iniziata il 24 febbraio 2022, ha costretto analisti e studiosi a riprendere in mano il "dossier Ucraina", già in precedenza salito alla ribalta dopo il colpo di stato di piazza Maidan del febbraio 2014 ai danni del russofono Yanukovich. Il nuovo governo, a seguito dello spostamento a destra dell'asse politico e del riposizionamento geopolitico filoccidentale, finì per innescare, nei mesi successivi, la repressione della popolazione russofona dell'est del Paese da parte dei nazionalisti ucraini, l'annessione russa della Crimea e lo scoppio della guerra nel Donbass contro le auto-proclamate Repubbliche Popolari di Donestk e Lugansk. Una guerra terminata con gli accordi di Minsk 2 del febbraio 2015 che, nonostante la scarsa copertura mediatica occidentale, ha provocato gravi distruzioni e la morte di 13.000 civili ucraini di lingua russa.

 

Enzo Gamba e Francesco Schettino[1]

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo come contributo al dibattito

 

Sarebbe ingeneroso nei confronti di tutte le compagne e i compagni non tener conto del grande impatto pratico ed emotivo che hanno avuto gli eventi collegati alla lunghissima pandemia nell’ultimo biennio abbondante, così come le vicende belliche contemporanee. È vero, e facciamo bene a riconoscerlo, che ne siamo usciti tutti con le ossa più frantumate di quanto non lo fossero prima.

 Diana Johnstone*

 

Continua ancora e ancora. La “guerra per farla finita con tutte le guerre” del 1914-1918 portò alla guerra del 1939-1945, detta Seconda Guerra Mondiale. Questa non è ancora finita, principalmente perché per Washington, è stata una Guerra Buona, è la guerra che ha reso possibile il Secolo Americano : perchè no, ora ad un Millennio Americano ?

Il conflitto in Ucraina può essere la scintilla di quello che già adesso si comincia a chiamare la Terza Guerra Mondiale.

Non si tratta di una guerra nuova. È la stessa guerra che abbiamo già visto, un’estensione della Seconda Guerra Mondiale, che non fu la stessa per tutti coloro che ne presero parte.

La guerra russa e la guerra americana furono molto, molto differenti.

 Fabio Mini

(Fonte: Il Fatto Quotidiano, 27.3.2022)

 

Newsweek. Per un mese il settimanale ha prodotto servizi e testimonianze di esperti d’intelligence e militari statunitensi sullo sviluppo delle operazioni russe che non si scostavano di molto dalla narrazione dei media volta a sostenere (o suggerire) la versione dell’Ucraina. In questi giorni ha pubblicato delle strane nuove testimonianze e pareri di esperti leggermente diversi. Che il settimanale stia diventando complottista e filo putiniano? Forse no. Forse è soltanto l’esercizio giornalistico di dare un’informazione più aderente alla realtà sul terreno e meno alla propaganda (l’altrui e propria). È un tentativo che sin dall’inizio del conflitto pochi avevano fatto cercando di rimanere sul piano della razionalità e quasi nessuno considerava plausibile perché ottenebrato dalle emozioni vere o presunte, in buona o cattiva fede.

 

Fabio Marcelli

 

La situazione determinata in via immediata dall’invasione russa dell’Ucraina, ma le cui radici risalgono ad epoca più remota ed altri avvenimenti e disegni, richiede una risposta che sappia imporre a tutti i governi le ragioni della pace e della sopravvivenza dell’umanità.

Un inquadramento scientifico della situazione non è inutile e si richiede a tale scopo una convergenza feconda tra differenti approcci analitici (storico, politico, giuridico).

Occorre al riguardo evidenziare alcuni elementi di fondo che, pur presenti nelle riflessioni e discussioni e attuali, non sono stati proposti in forma sufficientemente precisa e sistematica, rendendo in tal modo più ardua la proposizione di una piattaforma internazionale condivisa.

 

Manlio Dinucci

 

Il piano strategico degli Stati uniti contro la Russia è stato elaborato tre anni fa dalla Rand Corporation (il manifesto, Rand Corp: come abbattere la Russia, 21 maggio 2019). La Rand Corporation, il cui quartier generale ha sede a Washington, è «una organizzazione globale di ricerca che sviluppa soluzioni per le sfide politiche»: ha un esercito di 1.800 ricercatori e altri specialisti reclutati da 50 paesi, che parlano 75 lingue, distribuiti in uffici e altre sedi in Nord America, Europa, Australia e Golfo Persico. Personale statunitense della Rand vive e lavora in oltre 25 paesi.
La Rand Corporation, che si autodefinisce «organizzazione non-profit e non-partisan», è ufficialmente finanziata dal Pentagono, dall’Esercito e l’Aeronautica Usa, dalle Agenzie di sicurezza nazionale (Cia e altre), da agenzie di altri paesi e potenti organizzazioni non-governative.

 Intervista a Luciano Canfora a cura di Silvia Truzzi

(da: “il Fatto quotidiano”, 7 marzo 2022)

 

Il professore al “Fatto”: “Oggi vige quello che Gabriel García Márquez definì il ‘fondamentalismo democratico’. Nel momento in cui si entra in guerra, arriva sempre il momento del motto fascista ‘Taci, il nemico ti ascolta’”

Luciano Canfora – storico, filologo, professore dal lunghissimo curriculum, autore prolifico sia per il sacro (l’accademia) che per il profano (noi), oggi emerito all’università di Bari – ha il guaio dell’autorevolezza nell’epoca buia del pensiero unico. Un cortocircuito non nuovo, acuito in questi giorni dall’emotività suscitata dall’invasione russa in Ucraina.

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