Floriano Pigni

 

Il vile attentato e la tragica morte di Darya Dugina hanno suscitato ovunque commenti e valutazioni sul pensiero “dughiniano” e sui riflessi politici che il brutale attentato potrebbe avere. Un atteggiamento ricorrente da parte di corrispondenti esteri di giornali europei a Mosca (cito El Pais ma non è l’unico caso) è quello di assegnare la qualifica di “fascista” ad Alexander Dugin. Non difetta, peraltro, l’estensione della qualifica di “fascista”, da parte di varie forze politiche e stampa italiane, a diversi personaggi del variegato mondo della destra conservatrice e reazionaria.

 

Leonardo Pegoraro

 

I crimini contro gli indigeni per i quali Papa Francesco ha recentemente e coraggiosamente chiesto perdono nel corso del suo pellegrinaggio penitenziale in Canada si sono verificati attraverso e all’interno di una rete di ‘scuole residenziali indiane’. Ossia istituti ‘educativi’ - campi di concentramento e sterminio, secondo le vittime - che, ispirati al motto assimilazionista: ‘uccidi l’indiano, salva l’uomo’, miravano a eliminare le culture indigene, bollate come 'subumane', e rimpiazzarle coercitivamente con quella ‘superiore’ dei coloni bianchi. Creati e finanziati dal governo canadese e operativi a partire dalla fine dell’Ottocento fino alla fine del secolo scorso, queste scuole vengono date in gestione a chiese cristiane di diversa denominazione: in gran parte alla chiesa cattolica ma anche a chiese protestanti come quella anglicana. 

Nunzia Augeri

 

Il compagno Edio Vallini, a lungo direttore responsabile di "Marxismo Oggi" rivista, è deceduto a Milano sabato 23 luglio scorso, all’età di 90 anni. Era stato iscritto al Pdci fin dal primo giorno, giacché Armando Cossutta stesso lo aveva contattato per assicurarsene la militanza. Vallini e Cossutta erano quasi coetanei, avevano vissuto entrambi i momenti più bui della Resistenza, poi gli anni di militanza nel Partito comunista e in Rifondazione comunista. In giovinezza erano stati complici di una grave infrazione all’etica del partito: andavano insieme a giocare a tennis, sfidando la disapprovazione per un’abitudine tanto “borghese”: la loro amicizia – erano quasi coetanei – rimase intatta per tutta la vita.

La formazione storica dell’Ucraina

La formazione storica dell’Ucraina è frutto di un processo plurisecolare e caratterizzato da varie fasi che ad oggi non ha ancora raggiunto un’esaustiva definizione in termini di confini geografici e di identità culturale e nazionale. La sua posizione nella parte del bassopiano sarmatico a nord del mar Nero ha, infatti, favorito nel corso dei secoli l’avvicendarsi di popoli e di potenze egemoni provenienti soprattutto da est. Lo stesso toponimo Ucraina (Ukraina) composto da u ("vicino, presso") e okraina  ("periferia") dalla radice slava kraj ("limite", "bordo") significa “marca di confine”, quasi a delinearne le sorti geopolitiche di terra contesa.

Raffaele Picarelli *

Parte prima

1. Quadro macroeconomico generale e contesto geopolitico

La guerra in Ucraina ha amplificato e accelerato processi già in corso in Occidente, legati al perdurare di numerosi effetti della crisi sistemica emersa nel 2007-2008 e alle ripercussioni della pandemia. Tuttavia, sussistono fatti nuovi e assai profondi che, in questa introduzione, mi limiterò solo ad enunciare.

In primo luogo, l'approfondimento della rottura della mondializzazione capitalistica e del suo ineguale incedere per circa un trentennio. Dico approfondimento perché una prima frattura si era precedentemente verificata con la vasta apposizione di dazi commerciali e di altre misure restrittive alla Cina da parte degli USA, a partire dalla seconda metà del decennio passato. E con il covid.

Raffaele Picarelli *

Parte seconda

Il vero atto di nascita dell’incremento dei prezzi dell’energia, dell’inflazione e dell’aumento dei tassi

Già nel secondo/terzo trimestre del 2021 di fronte al balzo dell'inflazione, soprattutto negli Stati Uniti, ci si domandava se essa fosse un fenomeno strutturale o temporaneo. Le banche centrali per mesi hanno sostenuto la narrazione che fosse un fenomeno temporaneo e frutto delle riaperture post-covid. Molti già allora fornivano interpretazioni opposte, per esempio Bruno Rovelli di Black Rock: "Riteniamo che l'inflazione in futuro sarà strutturalmente più alta rispetto all'ultimo decennio”.

Il significato storico e odierno della sua celebrazione secondo il Comitato Popolare Sangiulianese per la Palestina

di Andrea Vento *- 15 maggio 2022

Il 15 maggio è una ricorrenza di fondamentale importanza per i palestinesi. È il giorno in cui celebrano la Nakba, ovvero la 'catastrofe': tramite questa giornata viene mantenuto vivo il ricordo della cacciata dalle proprie abitazioni di centinaia di migliaia di persone e la mancata fondazione di un proprio Stato autonomo. La data scelta per questa ricorrenza ha un elevato significato simbolico: il 15 maggio 1948 segna, infatti, l'inizio della prima guerra arabo-israeliana, che si concluderà all'inizio del 1949 con la vittoria del neo costituito Stato d'Israele. È anche l'inizio delle lunghe traversie del popolo palestinese che, in oltre 70 anni, hanno portato alla drammatica situazione attuale caratterizzata da violazioni sistematiche dei diritti umani e delle risoluzioni delle Nazioni Unite, da un regime di occupazione militare particolarmente opprimente, da continui espropri e dalla colonizzazione abusiva delle terre, da espulsioni individuali e di massa che, nel corso dei decenni, hanno prodotto una quantità tale di profughi che, ad oggi, metà del popolo palestinese vive al di fuori dei cosiddetti "Territori occupati", acquisendo il poco invidiabile status di "popolo della diaspora". La celebrazione della Nakba, col passare del tempo, ha assunto pertanto un valore più ampio: se da un lato essa rappresenta il giorno dell'identità nazionale palestinese, dall'altro cerca di mantenere viva l'attenzione internazionale sulla negazione dei diritti, in primis quello all'autodeterminazione, di un popolo e alle insostenibili condizioni di vita cui esso è stato costretto.

 

Annie Lacroix-Riz*

Annie Lacroix-Riz, docente di storia contemporanea all’Università di Parigi VII-Denis Diderot, ha scritto diversi libri sulle due guerre mondiali e la dominazione politica ed economica. Guarda con attenzione la situazione in Ucraina ponendola in relazione alla storia dell’imperialismo di inizio XX secolo e la sua continuazione. Quello che ci viene raccontato troppo spesso dai media non ci permette di capire il conflitto, quindi di cercare una soluzione per la pace. In questa intervista, ci viene offerto uno sguardo retrospettivo utile per comprendere gli eventi e la storia recente della regione.

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