Andrea Vento

 

Dalle attese elezioni politiche tedesche tenutesi anticipatamente domenica 23 febbraio sono emersi alcune indicazioni delle quali proveremo ad enunciare di seguito le più significative.

In primis, rileviamo come il clima di attesa e la percezione della particolare importanza per il futuro del paese della tornata elettorale in questione, abbiano spinto in massa i tedeschi alle urne (+6,19%) determinando con l'82,5% il record di affluenza dalla cosiddetta riunificazione del 1990.

La seconda indicazione riguarda i riflessi della critica situazione industriale ed economica della Repubblica Federale degli ultimi due anni, caratterizzati da caduta delle produzioni e contrazione del Pil, che ha sensibilmente penalizzato tutti e 3 i partiti del governo "semaforo" Socialdemocratici (Spd), Verdi e Liberali.

Anche la fedele postura filo-atlantista del suddetto governo, con convinto sostegno politico, militare ed economico all'Ucraina, con corollario di sanzioni alla Russia e rinuncia alle forniture energetiche a buon mercato accompagnate da un piano pluriennale di riarmo da 100 miliardi di euro, hanno influito negativamente sull'andamento elettorale dei 3 partiti che compongono l'esecutivo e portato consensi a vario titolo a tutte le forze collocate all'opposizione.

Questa particolare situazione economica interna, senza che il governo prendesse adeguati provvedimenti contro la crisi, e politica a livello internazionale, con mancanza di autonomia strategica dell'Ue e lo scarso peso internazionale di Berlino (vedi mancata reazione al sabotaggio del Nord Stream), hanno favorito i partiti di opposizione e soprattutto l'estrema destra di Afd, generalmente definita "antisistema" per le sue posizioni anti-Ue e anti-Nato, oltre che anti-immigrazione. Quest'ultima assurta ad uno dei temi centrali del dibattito politico preelettorale, quindi rivelatasi in grado di spostare consensi fra le forze politiche.

Le previsioni dei sondaggi, salvo il forte recupero finale de La Linke, sono state in larga misura confermate dai risultati delle urne che hanno sancito la grande avanzata dell'estrema destra di AfD che attestandosi al 20,80%, raddoppia i consensi del 2021 (+10,63%) (grafico 1).

Grafico 1: le percentuali di voto alle elezioni politiche tedesche del 23 febbraio 2025 e raffronto con 2021

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Vincitore della tornata elettorale, come da sondaggi, è riconosciuta unanimemente la Cdu/Csu che aumenta del 4,38%, salendo al 28,52%, sfruttando anche lei la rendita di posizione dell'opposizione e ottenendo come di prassi l’onore e l'onore di esprimere il prossimo Cancelliere che verosimilmente potrà essere il suo attuale leader, Friedrich Merz.

Scende dal primo al terzo posto la Spd che accusa una clamorosa batosta del -9,2% rispetto al 2021, condannando il proprio partito al peggior risultato del Dopoguerra, il 16,41%, a conferma dello scarsissimo gradimento interno del governo del Cancelliere Scholz.

Anche i Verdi pagano le politiche del governo Scholz e probabilmente anche la torsione militarista e bellicista che ha caratterizzato l'ultimo corso di questo movimento che si è allontanato in direzione diametralmente opposta dalle posizioni ambientaliste, antimilitariste e anticapitaliste delle origini. A questa tornata flettono di un secco 3% scendendo al 11,61%, con buona parte dell'elettorato giovanile che è confluito nella Linke.

Come preannunciato La Linke con un prodigioso recupero in campagna elettorale passa dal 4,9% del 2021 all'8,77% attuale, con incremento di quasi il 4%, risultando la forza politica il cui risultato si è distaccato maggiormente dagli ultimi sondaggi pubblicati che la davano intorno al 5%. La Linke si è rivelata l'unica forza politica a non aver seguito l'onda nera di Afd sulla questione migratoria, ha tenuta ferma la barra sul diritto di asilo dei profughi e ha mantenuto le sue tradizionali posizioni contro la guerra, nonostante in Italia si sia molto speculato sulla votazione di una parlamentare europea, cercando di contrabbandare una posizione personale come linea del partito. La Linke, infatti, si è sempre opposta al Bundestag nelle votazioni per l'aumento delle spese militari e per l'invio di armi Ucraina, invocando il negoziato come unica possibilità di risoluzione del conflitto.

Inoltre ha impostato una campagna elettorale sollevando temi concreti che toccano la quotidianità delle persone come il caro affitti, l'inflazione e la crisi economica e la lotta alle disuguaglianze formulando una proposta di rimodulazione della pressione fiscale, alleggerendola sui redditi medio-bassi e aumentandola su quelli più elevati. Ha inoltre presentato i piani di copertura finanziaria per ogni capitolo di spesa sociale aggiuntiva proposto, dimostrando concretezza e coerenza politica.

La Linke è stata in prima fila nell'organizzazione delle partecipate manifestazioni antinaziste svoltesi negli ultimi mesi in Germania che le hanno portato il consenso di ampi settori giovanili, soprattutto dopo la trasversale convergenza fra Cdu, Afd e Bsw sulla legge antimmigrazione, che aveva fatto vacillare la tenuta del cosiddetto "cordone sanitario" anti-nazista.

Posizioni fuori dal coro rispetto al restante panorama politico tedesco che hanno determinato un inaspettato aumento dei tesserati di ben 31.000 solo nell'ultimo mese, soprattutto fra i giovani. E non è certo un caso che da un exit poll emerga come La Linke sia risultato il primo partito col 25% fra gli elettori fino a 25 anni (grafico 2).

Non raggiunge per un pugno di voti la soglia di sbarramento la neocostituita Alleanza di Sahra Wagenknecht (Bsw), fermatasi al 4,97%, probabilmente pagando, dopo l'exploit delle regionali in Turingia e Brandeburgo, l'accordo di governo con Cdu e la Spd nel primo Land e solo con la Spd nel secondo, dopo essersi presentata come forza di alternativa, oltre alle scelte antimmigrazione, tradizionale cavallo di battaglia delle destre. A conferma del fatto che gli originali sono sempre più attrattivi delle copie.

Restano fuori dal Bundestag anche i liberali della Fdp che subiscono un tracollo elettorale scendendo dall'11,4% del 2021 al 4,33% attuale, veri sconfitti delle elezioni insieme ai socialdemocratici, passando dal governo direttamente ad essere una forza extraparlamentare che dovrà necessariamente aprire un serio dibattito interno. Immediate le ripercussioni interne ai 3 partiti del governo "semaforo", i cui leader, Scholz per Spd, Habeck per i Verdi e Lindner per i liberali, hanno annunciato le loro dimissioni.

Grafico 2: exit poll di infeatest dimap sugli orientamenti di voto degli under 25enni e gli ultra 60enni.

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Dalle prime dichiarazioni post voto il leader della Cdu/Csu Metz si è dichiarato intenzionato a realizzare un governo stabile e duraturo con la Spd, confermando la propria intenzione di non infrangere il "cordone sanitario" anti Afd. I numeri dei seggi corroborano tale ipotesi, le due forze politiche assommano un totale di 328 seggi (208 per Cdu/Csu e 120 per Spd) che supera la maggioranza assoluta di 316. Certo non un margine del tutto tranquillizzante ma comunque sufficiente per un prossimo probabile governo di Grosse Koalition.

La tenuta del "cordone sanitario" è uno degli aspetti più sentiti dalla maggioranza dei tedeschi, tuttavia crediamo che il futuro politico del prossimo governo e della Germania in generale, si giocherà in primis sulla capacità di affrontare e risolvere la grave crisi economica e sociale che attanaglia il paese da due anni e, soprattutto, di riprogettare e implementare un nuovo modello di sviluppo economico e industriale, visto che, come afferma la stessa Confindustria tedesca, quello neomercantilista attuale è in fase di crisi strutturale e ormai giunto al capolinea. Altrimenti il rischio di posporre temporalmente la "questione Afd" è sicuramente concreto. In Francia il caso di Marine Le Pen insegna.

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