Marcello Musto

(da "il manifesto", 8.9.2017)

 

 

L’opera che, forse più di qualunque altra, ha contribuito a cambiare il mondo, negli ultimi centocinquant’anni, ebbe una lunga e difficilissima gestazione. Marx cominciò a scrivere Il capitale solo molti anni dopo l’inizio dei suoi studi di economia politica. Se aveva criticato la proprietà privata e il lavoro alienato della società capitalistica già a partire dal 1844, fu solo in seguito al panico finanziario del 1857, iniziato negli Stati Uniti e poi diffusosi anche in Europa, che si sentì obbligato a mettere da parte le sue incessanti ricerche e iniziare a redigere quella che chiamava la sua «Economia».

 

Franco Bianco ([1]

 

Il premio Nobel per l’economia Wassily Leontief nel 1983 dichiarò che “l’importanza degli esseri umani come fattore di produzione è destinata a diminuire come quella dei cavalli nell’agricoltura, che sono stati eliminati con l’introduzione dei trattori”.

Con questa teoria è d’accordo anche Martin Ford, uno studioso americano di intelligenza artificiale e robotica, che già in un suo libro del 2009 - intitolato The Lights in the Tunnel (Le luci nel tunnel) - dichiarava: “A un certo punto nel futuro, forse anche tra molti anni o decenni, le macchine riusciranno a svolgere le mansioni di buona parte della popolazione media e, di conseguenza, per queste persone non esisteranno più nuovi posti di lavoro”.

Manfredi Alberti*

  

L’epoca attuale è segnata dalla crescita delle disuguaglianze e dei divari economici. La crisi economica in corso, ormai quasi decennale, sta ampliando le divergenze, non solo all’interno dell’Italia ma anche fra l’economia italiana nel suo complesso e i centri forti dell’economia europea, capeggiati dalla Germania. Questo processo è testimoniato dall’inarrestabile desertificazione industriale del nostro Paese, già evidente da diversi anni e in buona parte figlia della furia privatizzatrice dell’ultimo ventennio[1].

Vladimiro Giacché

 

Come le guerre di Bush, anche il lessico ideologico contemporaneo è animato dalla lotta tra il Bene e il Male. Una lotta sanguinosa che vede contrapposti ai nostri alleati, "Mercato", "Democrazia" e "Sicurezza", due nemici mortali: "Terrorismo" e "Totalitarismo" - tra loro complici, e sempre meno distinguibili l'uno dall'altro. Come è logico, l'esecrazione generale circonda questi due tristi figuri. L'appellativo di "Totalitario", in particolare, è decisamente tra gli insulti più in voga. Di "atteggiamento totalitario" è stato recentemente accusato il ministro brasiliano per la cultura Gilberto Gil da Caetano Veloso, nel corso di una polemica sulla distribuzione di fondi pubblici.

Marcello Musto

 

In un ventoso pomeriggio dell'inverno del 1882, un piroscafo diretto in Algeria si preparava a salpare dal porto di Marsiglia. Ad attenderne la partenza sulla banchina, in coda tra gli altri viaggiatori, c'era un signore di media statura, dall'aspetto affaticato e solitario. Veniva da Londra e aveva una valigia nella quale erano stipati vestiti pesanti, medicinali e qualche libro. 

Vito Francesco Polcaro

Che nella società moderna, la scuola, l’università, la ricerca ed in generale la cultura, abbiano un ruolo determinante per garantire lo sviluppo sociale ed economico è cosa così ovvia che nessuno si azzarda a metterla in discussione.

D’altra parte, che a scuola, università e ricerca l’Italia dedichi meno attenzione di qualsiasi altro paese industrializzato (e, ormai, anche di diversi paesi in via di sviluppo) è talmente noto che non c’è bisogno di ribadirlo: come ripeteva spesso il compagno Antonino Cuffaro, quando era Sottosegretario alla ricerca scientifica, questi temi in Italia sono prioritari per tutti per 11 mesi all’anno ma nel dodicesimo, quello nel quale si approva la legge finanziaria, non contano più nulla. Se vogliamo, ora la situazione è anche peggiore, perché i fondi per istruzione e ricerca si tagliano anche “fuori stagione”.

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