Fosco Giannini

 

Nel 1897 lo scrittore irlandese Bram Stoker pubblica un romanzo, “Dracula”, dal carattere gotico e romantico, che avrebbe segnato di sé tanta parte della futura letteratura europea e mondiale e tanta parte dell’arte e del cinema, sino ai nostri giorni. Segnando di sé anche il senso comune, la cultura, di centinaia di milioni di uomini e donne, non solo in Europa ma nel mondo.

di Leonardo Pegoraro

 

Carlo Formenti ha recentemente recensito il mio libro I dannati senza terra su MicroMega, focalizzando l’attenzione su alcuni aspetti teorici che sollevo in particolare nella prima parte. Dalla critica alla tesi dell’unicità dell’Olocausto ebraico e la necessità di coniugare la parola ‘genocidio’ (e, insisto io, anche la parola ‘Olocausto’) al plurale, alla propensione dei regimi liberal-democratici più avanzati (Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda) a commettere efferati genocidi contro un multiverso di popoli indigeni, fino alla tesi sulla natura intrinsecamente coloniale del genocidio.

Alessia Balducci

 

Quando ho detto che da questa mia frequentazione imparai a tenere la penna in mano, c’è della generosità, ma in gran parte è così. Imparai a calcolare i significati di una parola, a inseguire una soluzione stilistica1.

Così Pratolini, redattore insieme ad Alfonso Gatto della rivista ‹‹Campo di Marte›› (pubblicata dall’agosto 1938 all’agosto 1939) in un’intervista a Ferdinando Camon parlava del suo rapporto con il gruppo ermetico fiorentino. Questa ammissione rispecchia un profondo legame tra l’autore di Cronache di poveri amanti e coloro che, poco più che ventenni, piuttosto che nell’impegno politico, incentravano la loro vita nel paradigma di Carlo Bo letteratura come vita. Qui tenteremo di evidenziare brevemente la presenza di un’idea peculiare di resistenza negli articoli pratoliniani all’interno del periodico e nelle sue prime opere: resistenza intesa come una fede “esibita” verso il lavoro letterario, presente in anni antecedenti la partecipazione dell’autore alla vera e propria Resistenza armata, partigiana, di cui egli stesso tratterà in Il mio cuore a Ponte Milvio2.

 

Sabato Danzilli

 

Il libro di Marta Fana Non è lavoro, è sfruttamento unisce il rigore dell’analisi all’efficacia polemica, ed è uno strumento molto utile sia per un ragionamento sul mondo del lavoro attuale sia per la militanza politica. Fana ricostruisce in maniera rigorosa la storia impietosa dell’attacco ai diritti sociali, avvenuto con violenza sempre maggiore negli ultimi decenni. Nel testo si prende in esame il vasto mondo del precariato perché, come dimostrato con notevole forza nel testo, studiare quanto avvenuto al lavoro precario significa studiare l’“avanguardia” dello sfruttamento. La cronologia dei colpi sferrati negli ultimi decenni ai diritti sociali duramente conquistati è, infatti, la piena dimostrazione di una tendenza graduale verso la degradazione sostanziale del lavoro. Studiare il lavoro precario significa quindi studiare quello che rischia di diventare il mondo del lavoro nel suo complesso.

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