Luca D’Errico

 

Occorre una certa sensibilità per presentare figure particolarmente discusse, dalle vite pericolose e pericolanti, venute dal nulla ed emerse alla fama mondiale. Per questo tipo particolare di figure si sprecano studi critici, si indagano i minimi dettagli biografici, si scava nel profondo degli archivi per trovare anche quello che in realtà tante volte non c’è. Molto spesso, a ricerche del genere manca un elemento importantissimo: quella particolare capacità di ricomporre la visione d’insieme che rende una biografia diversa da una semplice raccolta di date e di eventi, riuscendo a cogliere l’essenza di una vita proprio nel rapporto dialettico tra esperienza individuale e contesto generale, storico e culturale dell’epoca in cui questa vita ha vissuto.

 

Marco Paciotti

 

Le opere di Domenico Losurdo hanno conosciuto una notevole diffusione lungo i quattro angoli del globo, essendo state tradotte in inglese, tedesco, cinese e portoghese. Eppure, proprio nella patria d’origine, in Italia, il suo pensiero non solo è andato incontro a una certa ostracizzazione da parte della cultura dominante, ma è stato talvolta mal interpretato, anche all’interno di gruppi politici o intellettuali – che pure si presumevano simpatetici con il suo punto di vista – i quali hanno isolato e forzato alcuni aspetti della sua originale rilettura della filosofia della storia hegelo-marxista finendo per eludere il punto di vista della totalità.

 

Sabato Danzilli

 

Il filo conduttore del libro di Raul Mordenti è delineato in maniera molto efficace già dal titolo e dal sottotitolo: De Sanctis, Gramsci e i pro-nipotini di padre Bresciani. Studi sulla tradizione culturale italiana (Bordeaux, Roma 2019). Il percorso dell’autore è incentrato infatti sulle figure di Francesco De Sanctis e Antonio Gramsci. Essi rappresentano coloro che hanno posto con maggiore chiarezza il problema del rapporto tra intellettuali e classe. La loro analisi fornisce a tal proposito strumenti che possono servire ancora oggi da traccia per affrontare nella sua lunga durata il tema secolare della divisione tra gli intellettuali italiani e i ceti popolari, sia da un punto di vista storico sia in relazione alla società contemporanea.

Gabriele Borghese

 

È uscita da pochi mesi una nuova raccolta di scritti di Domenico Losurdo, curata da Emiliano Alessandroni, su Imperialismo e questione europea[1]. Filo conduttore del volume, che raccoglie vari scritti di Losurdo pubblicati tra il 1978 e il 2017, è l’analisi dal punto di vista marxista dell’imperialismo odierno. Sin dalle prime righe viene chiarito come il processo di unificazione europea è stato certamente egemonizzato dalla borghesia e si sviluppa fin dal principio in modo contradditorio. Dal punto di vista storico-filosofico (Cap. II) Losurdo analizza l'«autocoscienza o falsa coscienza europea» (p.31) attraverso le parole di filosofi eminenti della tradizione occidentale: Adam Smith, David Hume, John Locke, Alexis de Tocqueville.

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