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Nunzia Augeri
In questi tempi risulta piuttosto difficile parlare di Unione Europea: il prestigio e il favore di cui il progetto europeo godeva un tempo sembrano dissolti, lasciando delusione e rancore verso i “burocrati di Bruxelles”; un lungo processo di insoddisfazione che si è sviluppato negli anni attraverso varie tappe, che iniziano con la moneta unica, proseguono con l’allargamento ai paesi dell’Est, con il rifiuto di vari paesi per quella che doveva essere la “Costituzione europea” ed è il Trattato di Lisbona, con l’imposizione dell’austerity e del fiscal compact, il trattamento inflitto alla Grecia e infine la telenovela della Gran Bretagna che deve uscire ma non esce mai.
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Alessandra Ciattini (Sapienza – Università di Roma)
Premessa
In un mondo, nel quale a detta di alcuni, stiamo assistendo al trionfo della cosiddetta post-verità, in cui siamo intrisi sino alle midolla di ideologie invisibili che si presentano come l’effettiva rappresentazione dei fatti, in cui il paese più potente del mondo legge la storia attuale e futura come il dispiegamento del “secolo americano”, in cui trova spazio l’estremismo islamico, in cui risorge il populismo neofascista e neonazista, non possiamo in nessun modo accantonare la nozione di ideologia.
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Emiliano Alessandroni
Questioni storico-teoriche: dialettica, operaismo e logica binaria
«Dite di amare i vostri figli più di ogni altra cosa, invece rubate il loro futuro proprio davanti ai loro occhi […] Sono le sofferenze dei molti che pagano per i lussi dei pochi»[1]. Queste parole di Greta Thunberg, pronunciate nel 2018 alla Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, sortiscono importanti effetti culturali per la diffusione ad ampio raggio di cui hanno goduto: quello di politicizzare il concetto astratto di «amore», spingendone i comportamenti relativi fuori dalla cerchia chiusa e immediata degli affetti famigliari e quello di concentrare l'attenzione sulla stratificazione sociale che contraddistingue l'Occidente capitalistico, nonché sulla polarizzazione di ricchezza e povertà che quest'ultimo su scala planetaria tende a generare.
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Giuseppe Cammarano
I fatti della cosiddetta “Primavera di Praga” sono cosa ben nota. A distanza di più di cinquant’anni, lo storico tentativo del governo di Alexander Dubcek di rimodellare lo stato socialista cecoslovacco su basi differenti da quelle imposte con il rigido controllo dell’URSS rimane impresso nella memoria collettiva. La dura repressione applicata da un paese del blocco orientale contro la politica riformistica di un altro, rivelarono quanto fragile fosse la stabilità di quel campo; le sue conseguenze, tuttavia, superarono le contingenze di quella drammatica serie di avvenimenti.