Rodrigo Rivas
Rodrigo Rivas è un intellettuale cileno che da neolaureato ha collaborato con il Governo di Unidad Popular presieduto da Salvador Allende. Dopo il cruento golpe di Pinochet dell'11 settembre 1973, braccato, come molti altri attivisti politici, sindacali e semplici sostenitori della sinistra dagli sgherri del golpista, è riparato, insieme a molti altri, nell'ambasciata italiana, dalla quale grazie all'impegno diplomatico è riuscito a raggiungere l'Italia e ad ottenere l'asilo politico e a rifarsi una vita. Nel nostro paese ha fornito, e continua a farlo ormai alla soglia dei 70 anni splendidamente portati, un importante contributo alla crescita culturale e alla formazione di varie generazioni di giovani che hanno studiato i suoi numerosi libri e hanno beneficiato delle sue lezioni.
Raccogliamo, come coordinamento del Giga in qualità di estimatori e conoscenti, questi suoi ricordi sparsi relativi ad un mese, quello di settembre, che in lui suscitano ancora forti emozioni seppur ormai risalgano agli inizi degli anni '70.
Per coloro che fossero interessati a seguire i suoi illuminanti contributi scritti consigliamo di seguire il suo blog. http://rodrigoandrearivas.com/
Il Coordinamento del Giga - Gruppo Insegnati di Geografia Autorganizzati
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Settembre, per me, ha nome e cognome: Salvador Allende
Cantava in quei giorni Angel Parra:
"Settembre, mese che ricordo
Sole, aquilone e bandiera
Settembre è la via nuova
Settembre è la primavera"
A volte non si ricordano le ragioni di un'affermazione considerandole scontate
Allora
Salvador Allende ha vinto l'elezione presidenziali del Cile il 4 settembre 1970
Ecco il perché della via nuova
Settembre è il mese dell'indipendenza dalla Spagna (1810)
Ecco il perché della bandiera
Settembre è nell'emisfero australe, il mese in cui ha inizio la primavera. Quindi, degli aquiloni
Infine Allende è morto l'11 settembre 1973, dopo ore di combattimento contro gli eroici soldati comandati da Pinochet
Salvador dei mille giorni
L'11 settembre, verso mezzogiorno, farò un bel Brindisi, rigorosamente con vino rosso, per il compagno Presidente, come faccio da tanti anni
So che non sarò il solo.
Salvador Allende, settembre ricordi sparsi
Nel 1971, un gruppo di 200 prigionieri politici brasiliani fu scambiato con alcuni ambasciatori europei, credo tre, rapiti da guerriglieri brasiliani a tale scopo.
La dittatura brasiliana decise di espellere tutto il gruppo. Loro scelsero come destinazione il Cile. Ad onor del vero, non avevano molte altre scelte possibili.
Tra di loro c'era un giovanotto paolista noto a molti italiani, Jose Luis del Roio, eletto al Senato italiano molti anni dopo.
A Santiago si discuteva se il governo doveva accoglierli o respingerli.
Con la solita delicatezza a loro inerente, i quotidiani di destra sostenevano che "il pacco terrorista" doveva essere rimandato al mittente, anche per non inimicarsi il gigante regionale.
L'argomentazione, persino un po' peggiore di quella che vuole rimandare torturati e maltrattati profughi dai loro aguzzini libici, era accolta anche dai benpensanti di sinistra in omaggio, dicevano, alla real politique.
Allende convocò immediatamente il governo ed aprì la riunione più meno così:
"Cari ministri,
vi ho riunito per coordinare le misure atte a ricevere i compagni brasiliani come corrisponde.
Entro stasera il ministro dell'edilizia popolare deve mettere a posto l'elenco delle abitazioni, considerando che saranno raggiunti dalle loro famiglie,
quello del lavoro deve preparare un elenco di posti di lavoro adeguati che rivedremo appena avremo i loro curriculum,
quello degli interni deve predisporre le opportune misure per garantire la loro sicurezza.
Il ministro degli esteri predisporrà il protocollo adatto al ricevimento dei compagni e spedirà un cortese ringraziamento al suo collega brasiliano della sensibilità dimostrata.
Qualche domanda?"
Salvador Allende, settembre, ricordi sparsi 2
"Essere giovani e non essere rivoluzionari è quasi una contraddizione biologica. Ma essere vecchi e restare rivoluzionari è assai meno frequente. Ne riparliamo quando avrete la mia età.
Per ora, mi limito ad un consiglio, da vecchio e da compagno: cercate di non sparare ad alzo zero perché vi potrebbe ricadere il proiettile sui piedi".
Eravamo alla Facoltà d'ingegneria dell'Università del Cile, nel maggio 1970, durante la campagna presidenziale.
Allende rispondeva ad uno studente che lo incolpava di essere solo, meglio dire appena, un riformista
Salvador Allende, settembre, ricordi sparsi 3
Armonia fisarmonica
Non ricordo bene ma penso che la mattina del 4 settembre 1970 mi sia alzato presto poiché
l'adrenalina è cosa viva. Lo è ancora adesso.
Volendo descriverla, direi che non somiglia alla resolana, l'ultimo sole della sera che ti s'infila sotto la pelle e ti resta dentro. L'adrenalina invece ti assale, ti spinge, ti sconvolge, ti fa dormire poco.
Quella mattina votavo per la prima volta. Embe', lo so che per tutti, quantomeno per molti, c'è stata una prima volta.
E di solito non si tratta di votare.
Ma non tutti hanno potuto votare, la prima volta, per Salvador Allende. E mi dispiace per voi.
E non tutti hanno potuto pensare che stavano cambiando il mondo per davvero.
E che davanti tutto era aperto, tutto possibile.
Ero semplicemente "piantao", come dicono a Buenos Aires, e cioè pazzo.
Non ne ero conscio anche se sapevo come ci aveva insegnato Caetano Veloso, che "visto da vicino nessuno è normale'. Piuttosto, come ci aveva ammonito Enrique Santos Discepolo, mi sentivo come nel tango, "uno (che) cerca, pieno di speranze, la via che i sogni hanno promesso alle proprie ansie".
Strada facendo credo di avere ricordato alcuni versi di Neruda: " A pieno sole cammino per le strade. A pieno sole laddove posso, canto. Solo la notte vagabonda mi ferma ma, nella oscurità, raccolgo spazio, accumulo forza per molto tempo".
Credo che da buon chitarrista dilettante, quindi insistente fino alla noia, canticchiavo: "Esco a camminare, per la cintura cosmica del Sud. Calpesto la regione più vegetale del vento e della luce. Sento mentre cammino, tutta la pelle dell'America sulla mia pelle. E scorre nel mio sangue un fiume che libera nella mia voce la sua forza".
Certo, ci avrebbe insegnato anni dopo Lucio Dalla, "ci sono i delinquenti. Non bisogna avere paura ma si stare un poco attenti".
Ma in quel momento il mio passepartout era ancora intatto ed essendo piantao, volavo.