Antonino Infranca*
Questo grosso volume contiene gli atti di un seminario che si è tenuto Centro di Ricerche Interdisciplinari di Scienza e di Umanistica dell’Università Autonoma del Messico a partire dal 2009. I partecipanti non sono soltanto messicani o latinoamericani, ma comprendono anche europei e statunitensi, e addirittura due italiani: Marcello Musto e il sottoscritto. Raccoglie, quindi, un panorama ampio di studiosi marxisti o prossimi al marxismo, che rivela quanto sia vivace il dibattito marxista, soprattutto in America latina più che altrove.
Naturalmente in poche righe è impossibile parlare di tutti i saggi, quindi mi soffermerò sulle tematiche più interessanti. Ampio e documentato, ma soprattutto polemico è il saggio di Musto sui Manoscritti economico-filosofici del 1844. Musto ricostruisce la fortuna del testo dopo la pubblicazione postuma e si sofferma sul parallelismo tra la noncuranza degli studiosi del Diamat (cfr. p. 36) e l’affermazione di Althusser, secondo cui «la giovinezza di Marx non appartiene al marxismo» (riportata a p. 49). I primi si autogiustificavano, perché «l’ideologia stalinista, che aveva fatto dello stachanovismo una delle sue bandiere, provocò una profonda ostilità al concetto di alienazione, senza dubbio la principale novità teorica contenuta nei Manoscritti economico-filosofici del 1844» (p. 56). Il secondo, invece, conosceva molto poco l’opera di Marx – Musto ne dà diverse prove nel corso del suo lungo saggio – e i Manoscritti gli apparvero un’opera eccessivamente etico-umanistica.
Totalmente in contrario con il rifiuto althusseriano della presenza di un’etica umanistica in Marx, si dichiara uno dei due curatori del volume, José Gandarilla: «L’argomento del denaro, d’altra parte, non fa riferimento soltanto alla deduzione della teoria del denaro dalla teoria del valore, né a una possibile insufficienza della teorizzazione del valore […] secondo il mio giudizio, c’è qui, da parte di Marx, un’incursione in termini di ragione pratica, in termini di pratica politica, in termini di etica politica» (p. 115). Quindi, secondo Gandarilla in Marx si trova un’etica proprio nelle sue teorie, che secondo Althusser, sarebbero le più scientifiche. Non c’è dubbio che il valore, la sua espressione reale nel denaro, sono indicazioni che divengono etiche.
Gandarilla segue l’insegnamento del suo maestro, Enrique Dussel, secondo il quale rileggere Marx serve a trarre dal suo pensiero «una costruzione di nuove categorie specificamente politiche […] così come Marx fece con quelle economiche» (p. 134). Una frase del genere dimostra quanto avanzato sia il dibattito marxista latinoamericano. Dussel lancia anche uno slogan politico, su cui sarebbe opportuno riflettere: «Il comune sia considerato come il proprio»! (p. 143). Comune, cioè la cosa pubblica, è una sovrastruttura giuridica, ma è anche l’istituto con il quale noi cittadini interagiamo primariamente, quando usciamo dalla nostra sfera privata (il proprio). Sovrastrutture che spesso trattiamo in astratto, senza tenere conto che sono riflessi delle strutture economiche, come ricorda un altro importante rappresentante del marxismo latinoamericano, Franz Hinkelammert (cfr. p. 237). Quindi la cosa pubblica è una struttura economica e, in quanto tale, è una relazione sociale, così come relazioni sociali sono anche le sovrastrutture.
Secondo Hinkelammert la dialettica tra struttura e sovrastruttura non è hegeliana: «Di fatto si tratta di una dialettica trascendentale, per la quale le relazioni sociali dirette –come relazioni direttamente sociali delle persone nei loro lavori- sono il riferimento trascendentale. Risulta un’etica, che non è un’etica di norme, bensì formula un punto di vista sotto il quale qualsiasi etica di norme è criticabile e sviluppabile. Trascendentale qui significa l’impossibile che rende possibile vedere il possibile» (p. 262). Questo uso del trascendentale è una chiara ripresa della filosofia kantiana, ma naturalmente questo nuovo uso del pensiero kantiano dentro il marxismo non va pensato con categorie eurocentriche, come se fosse una riproposta del marxismo kantiano di un secolo fa. Hinkelammert intende usare il trascendentale come un’idea regolativa, come un principio indicativo di forme di prassi politica, economica e sociale che possano essere seguite, anche se la loro realizzazione completa è impossibile. Se si vuole a tutti i costi usare un’idea eurocentrica per capire questo uso del trascendentale kantiano si può pensarla – ammesso ma non concesso – alla maniera dell’utopia concreta di Ernst Bloch, cioè un’idea che non ha una realtà in cui sia realizzabile, ma che è possibile pensare.
L’idea regolativa alla quale si riferisce Hinkelammert, e con lui anche Dussel e la Filosofia della Liberazione, di cui i due sono esponenti di rilievo, è la vita. Ogni azione pratica, politica, economica e sociale deve essere indirizzata alla riproduzione della vita in forme sempre migliori e superiori rispetto a quelle esistenti nel presente. Ogni altra istituzione è secondaria rispetto a questo principio, o idea regolativa. Per essere chiari, la Filosofia della Liberazione sostiene che nessuna istituzione può chiedere il sacrificio della vita o mettere in atto azioni che peggiorino la vita già esistente. In questo modo il trascendentale principio regolativo diventa anche un mezzo per giudicare l’azione della politica o dell’economia, perché un’istituzione politica o un sistema economico va giudicato a seconda se migliora o peggiora la vita di chi amministra, governa o gestisce. In questo modo il trascendentale non è più una forma astratta, ma una forma concreta, uno strumento critico per dirigere o giudicare un’azione reale.
Questa è l’importanza più rilevante di questo libro e di tutto il marxismo latinoamericano: la formulazione di idee e concetti che hanno un’immediata rilevanza pratica e concreta, che stanno costruendo una realtà nuova e innovatrice.
* A proposito di Marx revisitado. Posiciones encontradas, a cura di E. Concheiro e J. Gandarilla, Messico, Unam-Ceiich, 2017, pp. 511.
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