Andrea Vento

 

Economia di guerra oggi. Parte XIX

Il quadro dell'esborso militare globale, delle macroregioni geografiche e degli stati. Analisi delle prime due macroregioni per spesa: Americhe e Asia-Oceania

Il piano comunitario di riarmo da 800 miliardi complessivi[1] per gli stati Ue, proposto dalla Commissione e approvato dal Parlamento Europea il 12 marzo tramite una Risoluzione[2] passata con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astenuti[3], dopo essere stato inizialmente denominato "ReArm Europ", a seguito della freddezza dell'opinione pubblica e di alcuni governi europei, è stato ribattezzato il 19 marzo, in sede di pubblicazione del "Libro bianco sulla difesa europea", in un meno roboante e più "digeribile", "Prontezza 2030".

Un progetto di riarmo "fai da te" dei singoli stati privo di strategia comune che, anche alla luce della volontà di disimpegno dallo scacchiere europeo dell'amministrazione Trump, è stato ovviamente ben accolto in ambito Nato. Come testimonia la dichiarazione del suo ex vice segretario generale, Jamie Shea: "Il Libro bianco segna un punto di svolta nel pensiero strategico europeo, riconoscendo finalmente che la difesa non è un optional, ma una necessità esistenziale"[4].

Molto è stato affermato e scritto in questi giorni sulla tematica del riarmo e delle spese militari da politici, commentatori e analisti, talvolta evidenziando limiti, criticità e inopportunità del piano proposto dalla Commissione.

In considerazione di ciò, nel tentativo di fornire un piccolo contributo alla definizione di un quadro realistico in merito, abbiamo proceduto, come peraltro abbiamo fatto per quelli del 2022[5], ad analizzare gli ultimi dati forniti dal Sipri, vale a dire quelli relativi al 2023; in attesa del rapporto sul 2024 che sarà pubblicato a fine aprile prossimo.

L'aumento delle spese militari mondiali complessive e la dinamica macroregionale

Sotto l'impulso della guerre in Ucraina e in Medio Oriente e l'aumento delle tensioni geopolitiche soprattutto in Asia-Pacifico, l'incremento percentuale della spesa militare mondiale nel 2023, secondo il Sipri, quasi raddoppia al 6,8%, dal +3,9% dell'anno precedente. Arrivando, dopo il nono anno di crescita consecutiva, al record di 2.443 miliardi di $, con un incremento in valore assoluto di 203 miliardi[6]. In sostanza le spese militari mondiali, dopo la fine della Guerra fredda, dal minimo di metà anni '90 sono praticamente raddoppiate nel 2023 (grafico 1).

Inoltre, per la prima volta dal 2009, a testimonianza dell'aumento di tensioni e conflitti su scala globale, registrano un contemporaneo aumento delle spese militari tutte le cinque macroregioni geografiche classificate dal Sipri, in ordine decrescente di incremento: Africa +22%, Europa +16%, Medio Oriente +9% Asia e Oceania +4,4 e Americhe +2,2% (tab.1).

Grafico 1: spese militari mondiali e per macroregioni geografiche 1988-2023. Fonte Sipri aprile '24

Immagine1

Le Americhe

Procedendo all'analisi delle macroregioni in base all'entità dei valori assoluti di spesa, rileviamo che le Americhe da 961 miliardi di $ del 2022 salgono a 1.009 miliardi nel 2023 (+2,2%), pari al 41% della spesa globale. Risultando sia egemonizzate (943 miliardi) che trainate nella corsa alle armi (+2,4%) dalla parte Settentrionale, principalmente per la politica di riarmo Usa a sostegno di Ucraina e, dopo il 7 ottobre 2023, di Israele. Ed anche in considerazione della riduzione di spesa del Centro (-0,4) e del Sud (-0,3%) del continente.

Gli Stati Uniti anche nel 2023 risultano in assoluto di gran lunga il principale paese per spesa militare con 916 miliardi di $, pari al 37% del totale mondiale, con un incremento annuo del +3,4% e decennale del +9,9% (tab.2). Di fatto Washington sospinge al rialzo sia la propria subregione, il Nord America, che le intere Americhe, visto che ne rappresenta rispettivamente circa il 95% e il 90% delle spese totali. L'aumento in valore assoluto risulta di 48 miliardi di $ e si denota un lieve rallentamento della crescita su base decennale, visto che la spesa militare in relazione al Pil dal 3,7% del 2014 è sceso al 3,4% del 2023.

Washington continua mantenere un apparato militare imponente composto, fra le varie, da sei flotte navali che coprono l'intera superficie marina terrestre, da circa 850 basi militari distribuite sui cinque continenti e un possente arsenale nucleare composto da 5.000 testate (carta 1).

Carta 1: lo schieramento militare Usa nel 2019 e le 6 aree con rispettivi comandi centrali. Limes

Immagine2

Sempre in Nord America, in Messico la spesa militare nel 2023 si è attestata a 11,8 miliardi di $, frutto di una politica di rafforzamento delle forze armate di medio-lungo respiro, visto l'incremento di ben il 55% fra 2014 e il 2023 e al netto della flessione del -1,5% su base annua. L'aumento tendenziale di spesa di Città del Messico è principalmente riconducibile alla fondazione della Guardia Nacional nel 2019 da parte del presidente Lopez Obrador, con la principale funzione di contrastare la criminalità organizzata legata al narcotraffico. Nel suo processo di strutturazione la nuova forza militarizzata con funzione di polizia federale, assorbendo una quota crescente della spesa militare nazionale, passata infatti dallo 0,7% dell'anno della creazione all'11% del 2023, ha inevitabilmente sospinto verso l'alto l'entità totale dell'esborso messicano nel medio periodo.

L'America Centrale nel 2023, anche per la sue scarse dimensioni, continua a risultare la subregione con minor spesa a livello mondiale con soli 14,7 miliardi di $, pari ad appena lo 0,6% del totale mondiale, peraltro evidenziando una marcata tendenza espansiva dell'esborso militare di medio-lungo periodo, appurato l'aumento di ben il 54% fra il 2014 e il 2023.

In America Meridionale nel contesto di una riduzione tendenziale della spesa militare del -7,2% fra il 2014 e il 2023 e su base annua del -0,3% che porta la spesa a 50,7 miliardi di euro, il maggior spenditore Brasile con 22,9 miliardi $, pari all'1,1% del Pil, registra invece un incremento annuo del 3,1%. Appurato il ruolo nettamente dominante di Brasilia, pari al 45% dell'esborso totale della subregione, il suo incremento lascia intendere una prevalente diminuzione della spesa degli altri stati, frutto della sostanziale assenza di significativi conflitti interstatali degli ultimi anni. In Sud America le forze armate vengono invece più frequentemente impiegate in repressioni interne a danno dei vari movimenti che sorgono ciclicamente a seguito di tensioni politiche e sociali, elementi strutturali delle sperequate società latinoamericane.

Tabella 1: spesa militare mondiale espressa in miliardi di $ e ripartizione per macroregioni terrestri e subregioni con variazioni annue 2022-23 e decennali 2014-23. Fonte: Sipri 2024

Ripartizione della spesa militare per macroregioni e subregioni

 

Continenti e macroregioni

Spesa militare 2023

% incremento 2022-2023

% incremento 2014-2023

% di spesa mondiale

Totale mondiale

2.443

6,8

27

100

Africa

51,6

22

1,5

2,1

Africa Settentrionale

28,5

38

41

1,2

Africa Sub-sahariana

23,1

8,9

-22

0,9

Americhe

1.009

2,2

10

41

America Settentrionale

943

2,4

11

39

America Centrale

14,7

-0,4

54

0,6

America Meridionale

50,7

-0,3

-7.2

2,1

Asia e Oceania

595

4,4

46

24

Asia Centrale

1,8

-5,3

-16

0,1

Asia Orientale

411

6,2

62

17

Asia Sud-Orientale

47,8

-1,6

24

2

Asia Meridionale

98

3,2

38

4

Oceania

35,5

-0,9

36

1,5

Europa

588

16

62

24

Europa Centro-Occiden

407

10

43

17

Europa Orientale

181

31

118

7,4

Medio Oriente (stime)

200

9,0

5,2

8,2

Asia e Oceania

Seguono a distanza l'Asia e l'Oceania, arrivate nel 2023 al 34esimo anno consecutivo di incremento, che aumentano di "soli" 20 miliardi di $ (+4,4%) passando a 595 miliardi, il 24% del totale mondiale, anche in questo caso egemonizzate, con 411 miliardi, e sospinte al riarmo dalla sua subregione economicamente e militarmente più importante, l'Asia Orientale. Dove da alcuni anni le tensioni geopolitiche si vanno intensificando, soprattutto nei due mari cinesi con al centro la questione di Taiwan e dei vari arcipelaghi contesi con quasi tutti gli stati rivieraschi, dal Giappone fino al Vietnam[7] (carta 2). L'Estremo Oriente si va sempre più configurando come uno dei principali epicentri di tensioni internazionali, in quanto oltre ad essere attraversato dalla profonda faglia che separa la zolla Usa da quella cinese, vi si concentrano un soggetto nucleare come la Corea del Nord e tre fra i primi undici paesi per spesa militare nel 2023: la Cina al secondo posto con 296 miliardi $ anch'essa potenza nucleare, il Giappone al decimo, con 50,2 miliardi, seguito da vicino dalla Corea del Sud con 47,9 miliardi (tab.2).

Tabella 2: i primi 15 stati per spese militari nel 2023. Fonte Sipri 2024

I primi 15 stati per spese militari nel 2023

Stato

Spesa militare in miliardi $

% di spesa globale

% incremento 2022-2023

% incremento 2014-2023

2023 spesa militare

in % sul Pil

2014 spesa militare

in % sul Pil

Stati Uniti

916

37

3,4

9,9

3,4

3,7

Cina

296

12

6,0

60

1,7

1,7

Russia

109

4,5

24

57

5,9

4,1

India

83,6

3,4

4,2

44

2,4

2,5

Arabia Saudita

75,8

3,1

4,3

-18

7,1

11

Regno Unito

74,9

3,1

7,9

14

2,3

2,2

Germania

68,8

2,7

9,0

48

1,5

1,1

Ucraina

64,4

2,7

51

1.272

37

3,0

Francia

61,3

2,5

6,5

21

2,1

1,9

Giappone

50,2

2,1

11

31

1,2

1,0

Corea del Sud

47,9

2,0

1,1

34

2,8

2,5

Italia

35,5

1,5

-5,9

31

1,6

1,3

Australia

32,3

1,3

-1,5

35

1,9

1,8

Polonia

31,6

1,3

75

181

3,8

1,9

Israele

27,5

1,1

24

44

5,2

5,6

Totale primi 15

1974

81

 

 

 

 

Restanti stati

 

19

       

Totale globale

2.443

100

6,8

27

2,3

2,4

Uno scacchiere interessato da alcuni anni da tensioni geopolitiche crescenti, lungo la suddetta faglia, principalmente determinate dallo scontro fra le aspirazioni cinesi di estensione del controllo sui due mari prospicienti le sue coste, il mar Cinese Orientale e quello Meridionale, e la politica di contenimento di Pechino, il "Pivot to Asia", varata da Obama nel 2011 e sospinta in avanti dai suoi successori, soprattutto da Biden (carta 2).

La frattura geopolitica che corre vicino alle coste cinesi si è andata dunque approfondendo negli ultimi anni sia in relazione alla visita a Taiwan della Speaker della Camera Usa, la democratica Nancy Pelosi, nell'agosto 2022 che ha fatto impennare le tensioni nel triangolo Pechino, Taipei, Washington, sia per la riattivazione del Quad[8] che la creazione dell'Aukus[9], alleanze militari promosse dagli Stati Uniti in funzione anticinese.  

La Cina, a seguito del disegno strategico di riequilibrare lo status militare a quello di super potenza economica, sta implementando una politica di riarmo ormai di lungo periodo, visto che è ormai giunta al 29esimo anno di incremento consecutivo che l'ha portata nel 2023 a 296 miliardi di $, con un aumento considerevole del 6% annuo e su base decennale del 60%, consolidandosi al secondo posto della graduatoria mondiale. Tuttavia, Pechino mantiene una quota del Pil dedicata alle spese militari ancora bassa, pari al 1,7%, meno della metà di quella statunitense (3,7%).

Carta 2: l'area contesa del mar cinese meridionale e le basi e i militari Usa in Estremo Oriente

Immagine3

Il secondo paese dell'Asia e Oceania per spesa militare e quarto a livello mondiale si conferma l'India con 83,6 miliardi di $ frutto di un incremento annuo del 4,2% e del 44% base decennale. Dehli fedele alla tradizionale politica del "non allineamento", porta avanti una propria strategia di potenza che se, da una lato, la vede fondatrice e pilastro dei Brics, quindi orientata ad una ridefinizione su base multilaterale degli assetti internazionali, dall'altro, con l'adesione al Quad contribuisce alla fascia di contenimento statunitense che cinge la Repubblica Popolare dal Giappone fino all'Oceano Indiano (carta 3).

Anche il Giappone, nonostante la Costituzione pacifista impostagli al termine della Seconda Guerra Mondiale dagli Stati Uniti, sta implementando una politica di riarmo sotto l'egida di Washington visto l'incremento annuo record nel 2023 di 11%, il più elevato dal 1972, e uno decennale del 31%, portando le spese militari a 50,2 miliardi di $.

In recente espansione anche la spesa di Taiwan[10] che riporta infatti un aumento annuo dell'11% portandosi a 16,6 miliardi di $ nel 2023, a ridosso della top15.

Carta 3: Mar cinese orientale e meridionale e le due cinture insulari fortificate create dagli Usa in funzione anti Pechino. Autore: Alberto Bellotto

Immagine4

Completano lo regione geografica Asia-Oceania, la Corea del Sud che nel 2023 registra un aumento contenuto delle spese dell'1,1% portandosi a 47,9 scendendo dal 9° all'11 posto in graduatoria e l'Australia, il cui piano di riarmo pluriennale, incentrato sui sommergili nucleari Usa, non aveva ancora inciso nell'anno in questione tant'è che ha registrato un decremento di -1,5% a 32,5 miliardi. Tuttavia, entrambi i paesi su base decennale evidenziano la loro politica di riarmo con una crescita rispettivamente del 34% e 35%, al di sopra della media globale di +27%.

La Corea del Sud e, soprattutto, il Giappone rappresentano degli alleati strategici per gli Stati Uniti nello scacchiere Asia-Pacifico, sia per la posizione geostrategica in prossimità del territorio cinese, sia per la presenza di numerose basi e di uomini delle forze armate, stimati rispettivamente in circa 28.500[11] e 52.000[12] (carta 2). Questi due paesi costituiscono i pilastri settentrionali della "prima catena di isole", la linea fortificata statunitense a ridosso del territorio cinese che, costellata di basi, si protende fino al mar cinese meridionale, passando per la strategica piazzaforte di Okinawa e lambendo ad est l'isola di Taiwan, vero epicentro delle tensioni regionali (carta 3).

Altro importante stato dal punto di vista geostrategico per gli Stati Uniti risultano le Filippine che, dopo l'equidistanza sino-statunitense della presidenza Duterte (2016-2022), con il ritorno al potere della famiglia Marcos, hanno sottoscritto le Nuove linee guida bilaterali per difesa con Washington nel maggio 2023 che hanno ampliato le possibilità di intervento a sostegno delle forze armate di Manila, aggiornando le condizioni del Trattato di Mutua Difesa del 1951. Un atto importante nella ridefinizione della strategia Usa nel Mar Cinese Meridionale che segna il passaggio dal “non coinvolgimento" ad un pronunciato interventismo, ottenendo a supporto di tale disegno l'accesso ad altre quattro basi militari e facendo salire a nove le strutture ove potranno mantenere le proprie forze armate sul suolo filippino.

L'analisi continua nel prossimo saggio Economia di guerra oggi. Parte XX.

 

[1] Gli 800 miliardi sono così suddivisi: 150 miliardi di prestiti Ue e 650 miliardi che gli stati possono spendere a debito fino ad un massimo annuo del'1,5% del Pil, scorporando tali spese dal Patto di Stabilità

[2] Una Risoluzione è una mozione non vincolante del Parlamento Europeo (https://dizionari.simone.it/11/risoluzione) In questa occasione la Commissione facendo leva sull'articolo 122 del Trattato di Funzionamento dell'Ue (TFUE), ha ottenuto l'approvazione senza dibattito in aula. (https://it.euronews.com/my-europe/2025/03/12/il-parlamento-europeo-e-escluso-dal-piano-rearm-europe-von-der-leyen-ricorre-allarticolo-1)

[3] Qui tutti i dettagli della Ue con relative derive di stampo bellicista: https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20250310IPR27230/i-deputati-esortano-l-ue-a-garantire-la-propria-sicurezza

[4] https://mondoeconomico.eu/editoriali/rearm-europe

[5] Economia di guerra parte V: Lo scontro strategico per l'egemonia globale sospinge l'aumento delle spese militari

[6] Sipri Yearbook 2024 - https://www.sipri.org/sites/default/files/2024-09/yb24_summary_it.pdf

[7] Saggio Economia di guerra parte VI: Le crescenti tensioni nello scacchiere Asia-Pacifico

[8] Il Dialogo Quadrilaterale di Sicurezza (Quad) fondato nel 2007 da Stati Uniti, Giappone, Australia e India allo scopo di stabilire un sedicente "Arco asiatico della democrazia". Rimasta tuttavia sin dalla nascita scarsamente operativa per la rinuncia dell'Australia nel 2007 e successive divergenze interne, torna a nuova vita su input dei quattro Paesi fondatori a seguito dell'incontro a margine del vertice dei Paesi Asean di Manila del 2017, nel cui contesto viene anche stabilita una sinergia militare anticinese con quest'ultima organizzazione.

Dal 2017 con l'amministrazione Trump, il Quad ha quindi progressivamente incrementato le proprie attività, soprattutto in termini di cooperazione ed esercitazioni militari congiunte, fornendo nuova linfa all'inasprimento del confronto globale Usa - Cina che proprio nel Sud-Est asiatico trova uno dei due principali suoi epicentri.

Il nuovo corso del Quad, trae ispirazione dalla strategia di Hillary Clinton dell' "Indo-Pacifico libero e aperto" e costituisce un progetto di contenimento della Cina in risposta alle "Vie della seta", non casualmente definito dall'ex funzionario del Dipartimento di stato Usa, Morton Abramowitz, come "una mossa anti-cinese"[8].

[9] L'altra alleanza militare, l'Aukus, lanciata da Washington sotto la presidenza Biden il 15 settembre 2021 ha caratteristiche imperialistiche più marcate, appurato che raccoglie 3 dei Five eyes[9] anglofoni, nell'ordine: Australia, unico presente geograficamente nella macroregione, Regno Unito e Stati Uniti.

Il programma dell'Aukus è incentrato sull'ammodernamento della flotta australiana di sottomarini con mezzi strategici a propulsione nucleare e rientra nel quadro di rafforzamento delle alleanze in funzione anticinese, per il mantenimento dell'ordine internazionale a guida statunitense

[10] Economia di guerra oggi. Parte VII. Le nuove alleanze militari di Washington nell'area Asia-Pacifico

[11] https://www.analisidifesa.it/2024/06/il-rischio-trump-nel-dibattito-sulla-condivisione-dei-costi-delle-forze-usa-in-corea-del-sud/

[12] https://www.limesonline.com/carte/le-basi-militari-usa-a-okinawa-14683609/#:~:text=%22In%20Giappone%20sono%20di%20stanza,schierati%20in%2083%20basi%20diverse.

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