Emiliano Alessandroni
Le mie riflessioni su "Hegel, la quarantena e il coronavirus" (https://www.facebook.com/emiliano.alessandroni.1/posts/10222668423804821) nelle quali ho condannato la tesi di quanti denunciano le attuali misure restrittive come una degenerazione dispotica del nostro sistema sociale e come un attacco alla libertà, hanno suscitato la reazione di Diego Fusaro, che sottopone il mio intervento a una serie di critiche (https://www.facebook.com/fusaro.diego/posts/10223290231630009). Ringraziandolo per l'attenzione, le riassumo qui sotto in ordine sparso, aggiungendo alcuni commenti e le osservazioni che mi sembrano più opportune.
1) Vengo accusato di possedere un'idea di Stato più simile a quella di Giovanni Gentile che a quella di Hegel, il quale, diversamente dal neoidealista italiano, attribuisce grande valore alla società civile e alla libertà individuale.
Sono, devo confessare, molto contento di queste accuse. Infatti, proprio con queste e altre argomentazioni nei miei scritti ho sempre sostenuto la non estraneità della filosofia di Gentile alla sua concezione politica, ho mostrato la contrapposizione e l'inconciliabilità tra Gramsci e Gentile e ho affermato che quella compiuta da Gentile rispetto a Hegel era stata, come già sottolineato da Francesco Valentini, una “controriforma” o, con le parole dell'intellettuale sardo, una “riforma reazionaria”. A denunciare dunque l'ideologia conservatrice della filosofia gentiliana è sempre stato Alessandroni, non Fusaro, che nei propri scritti ha invece valorizzato la figura di Gentile al punto da farne una sorta di antesignano del pensiero di Gramsci.
Certo, se Fusaro si è ora avvicinato alle posizioni di Alessandroni, non può farmi che piacere. Spero però che tenga in considerazione un altro dei tanti motivi per cui ho sostenuto che Gentile sia un autore reazionario: per il filosofo neoidealista, tutte le lotte ingaggiate dai ceti subalterni per acquisire diritti sociali e tutti i tentativi di sollevazione da parte delle masse popolari, costituivano una forza anetica e materialistica, suscettibile di disgregare lo spirito statale. Ad avviso del filosofo attualista, il socialismo, il marxismo e la Rivoluzione d'Ottobre, esaltavano dei tipi di legami “fondati sul sentimento che ognuno ha del proprio benessere da conquistare o difendere”. Si trattava di una vera e propria sciagura: il risorgere di quella tipica “concezione materialistica della vita, che il Mazzini aveva combattuto”. In sostanza, per Gentile, il marxismo e le lotte operaie mortificavano la vita dello spirito, prestando eccessiva attenzione alla “biologicità”, a quella che Agamben oggi, con le parole di Benjamin, definisce la “nuda vita”[1].
2) L'accusa di nutrire un'idea di Stato simile a quella di Gentile fa il paio con quella secondo cui dalle mie argomentazioni “si potrebbe perfino giustificare lo Stato fascista, che sui singoli si imponeva in nome del bene comune, che era poi sic et simpliciter quello delle classi possidenti”. Che Fusaro descriva il fascismo come un regime oppressivo suscettibile di annientare il valore dell'individuo e di esprimere la reazione dei ceti economici dominanti, è un altro fatto di cui non posso che essere felice. È infatti sacrosanta la preoccupazione per il ritorno di uno scenario che ha sancito il periodo più buio della storia d'Italia. Ed è dunque sacrosanto che ci si preoccupi seriamente quando reminiscenze fasciste si riscontrano nella realtà attuale, quand'anche fossero soltanto nei discorsi di Alessandroni. Tuttavia, e lo chiedo sinceramente, senza alcun tono di polemica, scrivere sul giornale di CasaPound, tenere conferenze pubbliche con esponenti di CasaPound e dare indicazioni di voto per CasaPound, come abbiamo visto fare a Fusaro, siamo sicuri che sia il miglior modo per tenere lontano il pericolo delle reminiscenze fasciste? Che sia il modo più adeguato per salvaguardare il valore dell'individuo, i diritti dei ceti subalterni e la tenuta della società civile?
Ancora una volta se Fusaro si è avvicinato alle posizioni di Alessandroni la cosa non può farmi che piacere. Spero però che porti fino in fondo questo ipotetico cambiamento, recidendo ogni tipo di filo che lo collega, anche soltanto flebilmente, al mondo di CasaPound. Spero vivamente che invece di incentrare il proprio discorso politico sull'anti-antifascismo e sull'anti-antirazzismo, rivendichi piuttosto con orgoglio l'antifascismo e l'antirazzismo come valori imprescindibili, come il terreno discorsivo e categoriale minimo su cui potere innestare il confronto ed eventualmente lo scontro politico. Se si nega persino questa piattaforma valoriale, infatti, soltanto la violenza potrà intervenire a risolvere i conflitti che di volta in volta vengono a formarsi, essendo che, come egli sa bene, contra negantes principia non est disputandum.
3- Alcuni chiarimenti su quanto ho affermato nel mio scritto “Hegel, la quarantena e il coronavirus”, sono a questo punto doverosi. Partiamo da un'osservazione di carattere storico. Il 24 giugno 1793, l'allora Presidente francese Maximilien Robespierre, vara una carta costituzionale che prevede le libere elezioni e, per la prima volta nella storia, l'introduzione del suffragio universale (maschile). Tuttavia lo stesso Robespierre si vede ben presto costretto a posticipare l'entrata in vigore di quella carta: soltanto dopo aver posto fine alle aggressioni militari e aver sconfitto gli attacchi della Prima Coalizione Antifrancese essa sarebbe divenuta operativa. Infatti, come si sarebbe mai potuto introdurre la democrazia ed estendere le libertà in un paese sotto assedio? Quelle condizioni di emergenza rendevano il progetto democratico di Robespierre impossibile. E infatti l'assedio lo condusse, al contrario, proprio a un restringimento delle libertà.
Qualcosa del genere vediamo verificarsi nella Russia di Lenin, accusata dalla stampa liberale di strangolare la libertà dell'individuo e le procedure della democrazia: quello che però la storiografia liberale tende tutt'oggi a omettere è che, soltanto dal 1917 al 1921, i contingenti militari di ben otto paesi stranieri – Inghilterra, Giappone, Francia, Stati Uniti, Germania, Turchia, Polonia e Cecoslovacchia – tentano di penetrare in Russia per rovesciare il governo vigente e instaurare quanto prima una dittatura militare. Che libertà e democrazia avrebbero mai potuto esservi in un paese assediato da otto contingenti militari? A ben vedere la democrazia reale passava in quei momenti, in Francia come in Russia, attraverso il respingimento e la sconfitta dell'assedio. Senza questa sconfitta parlare di libertà e democrazia diveniva privo di senso.
Ora, noi certamente non ci troviamo oggi di fronte a un assedio militare, ma siamo in ogni caso di fronte a un assedio virale che sta mietendo un numero di vittime non inferiore a quello di una guerra. Ci troviamo, vale a dire, in uno “stato d'eccezione”, nel corso del quale la libertà e la democrazia sostanziali passano in primo luogo per il respingimento dell'aggressione, per la sconfitta dell'assedio (epidemico).
Quindi, quando Fusaro afferma che “lo Stato come lo intende Alessandroni è simile più a quello di Gentile che a quello di Hegel”, quando afferma che “con l’argomento di Alessandroni, si potrebbe perfino giustificare lo Stato fascista” non ha capito che nel mio intervento io non ho delineato nessun modello e nessuna idea di Stato. Ho semplicemente ritenuto che le misure restrittive adottate non fossero un'arbitraria degenerazione dispotica del nostro potere statale, ma un comportamento logico che qualunque Stato, liberale o meno, avrebbe assunto di fronte a un'emergenza come quella che stiamo vivendo. Non ho mai sostenuto che la quarantena sia il mio modello di governo e mi auguro anzi che, compatibilmente al declinare dell'emergenza, essa termini il prima possibile.
4- Nel mio intervento non ho neppure affermato che la quarantena dovesse essere la via obbligata da adottare. Se ve ne fossero altre, meno drammatiche, sarei ben contento di seguirle, purché dimostrino di essere efficaci contro l'aggressione virale. Per il momento, tuttavia, i dati ci dimostrano che soltanto i paesi in cui è stata imposta una quarantena più rigida sono quelli in cui il contrasto all'epidemia ha dato i risultati migliori. In Italia il numero dei morti e dei contagi è in calo e in Cina si sta lentamente ritornando alla normalità.
Prendiamo invece i paesi che si sono mostrati più refrattari alle restrizioni. “In Brasile Bolsonaro vince contro il lockdown!", avevano intitolato alcuni giornali pochi giorni fa. E ancora prima: "Trump mette in campo i valori democratici nella lotta al Covid-19", ingaggiando una "lotta della libertà", per non piegarsi al "modello cinese".
Ebbene, ecco i risultati di questi comportamenti:
"Il Brasile, che scava fosse comuni per i cadaveri delle vittime di coronavirus, registra il picco di morti: sono 407 nelle ultime 24 ore, la cifra più alta mai registrata nel Paese, che porta il totale a 3.313. Crescono i decessi anche negli Usa – 3.176 nell’ultimo giorno e 49.887 in totale – dove Trump propone iniezioni di disinfettante e raggi ultravioletti contro il virus"[2].
Insomma, si scavano fosse comuni e abbiamo livelli di decessi pari a quelli di una guerra, ma l'importante è non piegarsi al "modello cinese", perché loro hanno gli occhi a mandorla, il muso giallo e per di più sono comunisti! Possiamo però a questo punto domandarci: in Brasile, nel Regno Unito e negli Usa, la refrattarietà al lockdown e al “modello cinese”, quale libertà ha procurato alle migliaia di vittime dirette e indirette dell'aggressione virale? Non ci sarebbe ora forse più libertà in quei paesi se i loro governi, fin dal primo momento, si fossero impegnati a collaborare e a combattere di concerto l'assedio dell'agente patogeno, anziché ostentare l'eroismo della comunità guerriera che non teme la morte, infanga l'Oms e si fa beffe della scienza?
5- C'è un argomento, tuttavia, nella critica di Diego Fusaro che coglie nel segno. Le mie considerazioni estemporanee, infatti, dovendo sottostare al carattere telegrafico imposto dal social network in cui apparivano erano per forza di cose limitate. Se questa quarantena risponde al “diritto del bisogno estremo”, al “diritto d'esistenza” di chi non vuole soccombere di fronte all'invasione dell'agente patogeno, essa sta facendo emergere a un tempo un nuovo “bisogno estremo” e nuove rivendicazioni di esistenza da parte di quella fascia della popolazione che non ha di che sfamarsi. La ragione di costoro, che possono contrapporre un “diritto del bisogno estremo” ad un altro, è ben maggiore della ragione di quanti contrappongono al “diritto del bisogno estremo” soltanto un “diritto di movimento”. Vi sono però almeno due elementi di cui occorre tenere conto:
a) con il “Decreto Italia” 600 euro netti sono stati ricevuti nei primi di aprile, salvo singoli casi di disguidi burocratici, da tutte le partite Iva, i lavoratori co.co.co., gli operai agricoli e i lavoratori stagionali. I 600 euro sono destinati a diventare 800 nel prossimo mese. 4,3 miliardi di euro sono stati poi versati nelle casse dei comuni per far fronte all'emergenza alimentare. Altri 400 milioni da spendere come buoni spesa, sono stati destinati alle persone che si trovano, per l'appunto, in una situazione di “bisogno estremo”. Inoltre, nell'ultimo vertice Ue, è stato sbloccato un pacchetto di 540 miliardi di euro per l'emergenza che diventerà operativo da giugno e a cui potrà accedere anche l'Italia. Sarebbe cecità ideologica nonché uno sfregio verso i più bisognosi e le fasce meno abbienti tentare di dissuadere il nostro governo dal prendere questi fondi soltanto perché provenienti da un'istituzione di segno neoliberista.
b) È evidente che per le ragioni di cui sopra questa quarantena non potrà essere eterna. È pertanto giusto e legittimo cercare di ragionare, a partire in primo luogo dal “diritto del bisogno estremo”, dal diritto di chi per un motivo o per un altro non è riuscito a ricevere i fondi e che versa in condizioni di assoluta precarietà, sulle modalità di una graduale ripartenza, stabilendo le attività lavorative, i tempi di lavoro, le condizioni e le misure da adottare. Tuttavia, un tale ragionamento è possibile svilupparlo solo ed esclusivamente se si riconosce l'emergenza nella quale ci troviamo e se si tengono in considerazione le due tipologie di “bisogno estremo” che si sono manifestate. Tenere conto di una e ignorare l'altra sarebbe un grave errore. È giusto dunque discutere sulle tempistiche e le varie modalità di una graduale riapertura. Ma se si parte dal presupposto secondo cui il Covid-19 non sarebbe una minaccia, se partiamo dal presupposto secondo cui non ci troviamo in uno “stato d'eccezione” e non esiste nessuna reale emergenza, se partiamo dal presupposto secondo cui ci troviamo unicamente di fronte a una crociata del dispotismo contro la libertà, allora ragionare sui modi, i tempi e le modalità di apertura diventa impossibile. Ancora una volta, infatti, verrebbe ad affermarsi l'incontestabile regola: contra negantes principia non est disputandum.
[1]Tra le migliori risposte al filosofo romano segnalo quella di Mario Farina, Su Agamben e il contagio. Il ruolo della filosofia e la comune umanità, Le parole e le cose (http://www.leparoleelecose.it/?p=37978) e quella di Michele Prospero, La vita e l'eccezione. Note tra teoria e politica, (https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2969707796424598&id=356786191050118&__tn__=K-R ). Quanto alla distorsione del pensiero di Benjamin compiuta attraverso il concetto di “nuda vita” rinvio a Luca Illetterati, Dal contagio alla vita. E ritorno. Ancora in margine alle parole di Agamben, Le parole e le cose (http://www.leparoleelecose.it/?p=38033).
[2]Coronavirus, in Spagna numero di morti al minimo da un mese. In Polonia scuole chiuse fino al 24 maggio. Brasile, picco di decessi: 407 in 24 ore. Usa, quasi 50mila vittime, Il Fatto Quotidiano, 24-04-2020 (https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/24/coronavirus-in-spagna-numero-di-morti-al-minimo-da-un-mese-in-polonia-scuole-chiuse-fino-al-24-maggio-brasile-picco-di-decessi-407-in-24-ore-usa-quasi-50mila-vittime/5780598/).
Sul Brasile cfr. anche, Missionari contro Bolsonaro, il Brasile nel caos con 400 morti al giorno di coronavirus, Il Messaggero,26-04-2020 (https://www.ilmessaggero.it/mondo/coronavirus_brasile_amazzonia_manaus_vittime_denuncia_missionari_bolsonaro_chiesa-5193725.html) e Coronavirus, cimiteri a rischio collasso in Brasile: fosse comuni a San Paolo, TgCom24, 22-04-2020 (https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/coronavirus-cimiteri-a-rischio-collasso-in-brasile-fosse-comuni-a-san-paolo_17507716-202002a.shtml).
Per quanto riguarda gli Usa, cfr. Coronavirus, immagini shock dagli Usa: fosse comuni a New York, TgCom24 10-04-2020 (https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/coronavirus-cimiteri-a-rischio-collasso-in-brasile-fosse-comuni-a-san-paolo_17507716-202002a.shtml).