Andrea Vento *

 

A distanza di quattro mesi dal ritiro delle forze Nato e dal ritorno dei Talebani al potere, nel nostro Paese ancora non sono stati improntati né una seria riflessione pubblica, né un bilancio politico ufficiale sui risultati di 20 anni di presenza militare, sui suoi esiti, i sui suoi costi e sulle ricadute sulla popolazione afghana.

Il mal pianificato ritiro delle forze armate Usa e Nato disposto dall'amministrazione Biden, a seguito degli Accordi di Doha, sottoscritti da Trump il 29 febbraio 2020, e la drammatica fuga dal Paese degli occidentali e dei loro collaboratori dopo la repentina presa di Kabul da parte dei Talebani del 15 agosto, hanno concluso, con la partenza degli ultimi voli di evacuazione del 31 agosto 2021, la ventennale presenza militare, anche italiana, in Afghanistan.

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo al dibattito di Angelo d'Orsi

 

Angelo d’Orsi

 

Nel 1931, le grandi purghe in Unione Sovietica non erano ancora iniziate, ma Trockij era già stato espulso, e la repressione contro i “deviazionisti”, contro gli “elementi antisociali”, contro i “kulaki” e contro gli “intellettuali borghesi” era in corso da tempo. Lazar Kaganovič, braccio armato di Stalin, conduceva un lavoro zelante per assicurare l’eliminazione dal Partito di ogni membro sospettato di avere avuto rapporti con l’opposizione di sinistra, seguendo la lucida strategia di assicurare il potere assoluto a Stalin.

Nel 1931 Salvador Allende, il 26 di giugno, compiva 23 anni, essendo nato nel 1908. Era un militante di un gruppo rivoluzionario, all’Università di Santiago, e aveva contribuito ad organizzare vivaci azioni di protesta nell’ateneo contro la dittatura di Carlos Ibáñez del Campo. Individuato come uno dei dirigenti della protesta, subì il suo primo arresto e fu espulso benché fosse rappresentante degli studenti nell’organo di autogoverno, il Consiglio universitario.

 Fabio Marcelli*

 

  1. Premessa

Le recenti vicende dell’Afghanistan e più in generale il netto ridimensionamento che sta subendo la Superpotenza statunitense, sembrano, secondo vari commentatori, richiedere una maggiore assunzione di responsabilità da parte europea nel contesto di una presunta governance mondiale. La riflessione al riguardo appare estremamente disomogenea. Taluni sono giunti, in modo alquanto ridicolo a dire il vero, ad invocare la necessità delle forze militari europee di continuare a presidiare Kabul nonostante il ritiro delle truppe statunitensi. Altri hanno rilanciato, in modo alquanto confuso, la necessità per l’Unione di disporre di una forza d’intervento rapido di alcune migliaia di elementi ben addestrati e ottimamente equipaggiati ed armati. Non è ben chiaro per fare cosa.

Riccardo Canaletti

 

Sta facendo discutere la lettera di Massimo Cacciari e Giorgio Agamben uscita sul sito dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, seguita da un ulteriore commento del primo su La Stampa e preceduta da numerosi interventi del secondo (tra cui un Requiem per gli studenti in cui i professori favorevoli alla didattica a distanza vengono paragonati ai docenti che giurarono fedeltà al regime fascista per poter insegnare).

Si parla di una lettera firmata da due dei più famosi filosofi italiani, uno dei quali osannato anche fuori dall’Italia per la sua opera più importante, Homo Sacer. Due filosofi da cui ci si aspetterebbe, almeno, il rispetto per la disciplina sul piano dell’argomentazione e dell’onestà intellettuale.

Gianni Fresu

 

Il ritorno dei democratici alla Casa Bianca ha coinciso con una nuova durissima offensiva contro Cina, Russia e tutto il composito fronte dei cosiddetti “Stati canaglia”, la cui finalità è sbarrare il passo a qualsiasi ipotesi di sviluppo multipolare della politica internazionale e ripristinare l'incontrastato dominio degli Stati Uniti sul mondo, rimediando alla profonda crisi di immagine e di relazioni che Washington ha vissuto negli ultimi anni. 

La povertà assoluta torna a crescere e raggiunge il valore più elevato dal 2005

Le stime preliminari relative al 20201, diffuse dall'Istat il 4 marzo u.s., indicano valori dell’incidenza della povertà assoluta in crescita, sia in termini familiari (da 6,4% del 2019 al 7,7%), con oltre 2 milioni di famiglie, sia in termini di individui (dal 7,7% al 9,4%) che si attestano a 5,6 milioni. Nell’anno della pandemia si azzerano i miglioramenti registrati nel 2019. Dopo quattro anni consecutivi di aumento, si erano infatti ridotti in misura significativa il numero e la quota di famiglie (e di individui) in povertà assoluta, pur rimanendo su valori molto superiori a quelli precedenti la crisi avviatasi nel 2008, quando l’incidenza della povertà assoluta familiare era inferiore al 4% e quella individuale era intorno al 3%. Pertanto, secondo le stime preliminari Istat relative al 2020, la povertà assoluta raggiunge, in Italia, i valori più elevati dal 2005, vale a dire da quando è disponibile la serie storica per questo indicatore (figura 1).

Il Gruppo di ricerca interuniversitario “Domenico Losurdo”, afferente al Dipartimento di studi umanistici dell’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo”, bandisce – assieme all’Istituto italiano per gli studi filosofici, all’Internationale Gesellschaft Hegel-Marx für dialektisches Denken e alla rivista “Materialismo Storico” – un concorso per l’attribuzione di tre premi destinati a studiosi e ricercatori autori di monografie, tesi o saggi inediti che si confrontino con il pensiero, l’opera e il metodo di Domenico Losurdo.

 Jacques Pauwels

 

La Rivoluzione francese non fu un semplice “evento” storico, ma un processo lungo e complesso all’interno del quale si possono identificare diverse fasi. Alcune di queste, comprese le importanti fasi iniziale e finale che indicheremo in seguito, furono di natura più contro-rivoluzionaria che rivoluzionaria. E, per quanto riguarda gli stadi veramente rivoluzionari, è possibile individuarne due.

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